Chi è Salvatore Incorpora

Pochi estratti critici che, in estrema sintesi ed in senso cronologico, danno il senso del percorso di Incorpora scultore, pittore, poeta, scrittore:

“Inspiré par les plus hautes évocations spirituelles, le professeur Salvatore Incorpora parvient à une force expressive extreme. Une grande émotion nous saisit à l’aspect de cette tete d’enfant Ma fille d’un classicisme achevé, tout comme Tormento isolano ébauche d’un style romantique poignant. Salvatore Incorpora fait vivre la matière; sculpteur, il s’exprime en poète et philosophe et par cela nous donne une définition élevée de son art.”

C. Millet[1]


“Quando, nello studio, l’argilla gli fa difetto, Incorpora si sfoga nei colori adoperando magari quella stessa spatola con cui un istante prima aveva dato l’ultimo ritocco al ventre già maturo di una delle sue donne incinte…..Partito da un classicismo emozionale,- e ce ne accorgiamo soltanto ora, mentre la “stagione” è piena, -Incorpora è giunto ad un realismo espressionistico personalissimo ed irripetibile. Egli sa che i sogni di chi soffre non possono essere mai puri: che l’apatica convivenza delle civiltà dei consumi ha bisogno della frustata che lasci il livido sulla schiena; che la purezza sterile, o sterilizzata, di un’arte che ignori la pena dell’ira, va sostituita dalla fermentazione, sia pure sregolata, di un’arte che laceri il vestito d’indifferenza del borghese e ne mostri le pingui, oscene nudità.” 

S.Calì[2]


“Una visione certamente mitizzata del Meridione ma vera nei corpi scarni e legnosi, nelle grandi mani e nei piedi pesanti e quasi radicati alla terra, nei colori, nella sofferenza e nella gioia. Non a caso convenzionalmente sintetizzabile come inizio del ciclo verghiano, questa matura e personale ricerca si svilupperà in seguito…esprimendosi sia nella pittura che nella scultura, mano a mano assumendo i contenuti dettati dalla realtà……”

D. Amoroso[3]


 “Un artista che si è radicato in un territorio, che ha vissuto un’appartenenza tenace, confermata fino alla fine: si potrebbe definire così Salvatore Incorpora, ostinatamente fedele ai suoi luoghi, mentre la sua reputazione scavalcava confini. In questo senso, Incorpora è stato scultore e pittore eminentemente civile, impegnato ad arredare l’habitat in cui viveva. Solicchiata, Fiumefreddo e soprattutto Linguaglossa portano il segno vistoso della sua opera, nei monumenti delle piazze, nelle porte e nelle vie crucis delle chiese”

S.Cristaldi [4].


 “Durante la sua lunga carriera di artista novantenne, Incorpora è rimasto sempre coerente. Pur stimolato da tanti modelli, è palese la fedeltà a una figurazione che si potrebbe definire problematica, perché non è realistica o neo-realista, ma è suggestionata dalle ricerche dell’arte del Novecento, che evidentemente conosceva e seguiva con intelligenza e spirito critico. Non si venga, dunque, a Linguaglossa solo per inseguire il fantasma di Francesco Messina, ma anche e soprattutto per conoscere l’arte di Salvatore Incorpora, che rende Linguaglossa una piccola capitale dell’arte del Novecento.” 

V.Sgarbi[5]


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[1] C.MILLET – L’art à l’étranger, Salvatore Incorpora in La Revue Moderne, Paris 1 aprile 1955

[2] SANTO CALI’ – La lunga stagione di Salvatore Incorpora – Lambda editrice 1970

[3] DOMENICO AMOROSO – Catalogo Incorpora – Ed. Di Pasquale – Catania 2007

[4] SERGIO CRISTALDI – La Sicilia –  marzo 2015

[5] VITTORIO SGARBI – Villa Neri  – 2012

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