Casa della memoria di Milano

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La Casa della memoria di Milano, in via F.Confalonieri 14 (fronte Parco biblioteca degli alberi ) ha esposto

Disegni dal diario di prigionia “Quell’andare” di Salvatore Incorpora

dal  25/01  al   27/02/2022

 


 

L’excursus visivo del libro Quell’andare (da un diario) di S. Incorpora, è composto da tre pitture in olio su tela (di cui una in copertina), trentasei disegni in china colorata, cinque schizzi in china, cui si aggiunge la foto della prima edizione del volume. Inoltre, due cartine disegnate dallo stesso Autore, illustrano il cammino effettuato dal soldato IMI (Internato Militare Italiano), durante gli ultimi tre anni di prigionia.

I disegni evidenziano, in immagini espressive, il secondo conflitto mondiale vissuto in prima persona, nel ricordo postumo del lungo viaggio che Francesco Mandarano[1] ha ricostruito per tappe, ponendo l’accento soprattutto sui 995 chilometri percorsi a piedi da Warthenau (Zawiercie) a Praga.

Si parte da Gioiosa Jonica, in Calabria, nel 41, attraversando l’Albania si arriva ad Atene. Di quei due anni trascorsi ad Atene non disegna nulla:

Di quel periodo dell’occupazione italiana della Grecia non narra quasi nulla, salvo alcuni ricordi delle donne greche e delle immagini dell’Acropoli, che si erge magnifica, su cui “si intravvedono, tra le colonne, il tricolore, e la svastica rosso sangue[2]

Da lì, dopo l’8 settembre del 43, attraverso i Balcani risale l’Europa in guerra. Sotto i tedeschi, prima.

I disegni illustrano la tradotta, con la pittura ad olio di copertina e cinque chine colorate, ad evidenziarne l’impatto emotivo; poi ancora i tre lager e le baracche, i percorsi a piedi, i lavori forzati in fonderia, per produrre negli altiforni “bossoli da mortaio e da cannone”. “La fonderia più che sporca, rugginosa…. U Erbego …. è tetra e pestifera torre di Babele, perché plurilingue è il parlare dentro.”

 Nasce l’artista, tuttavia, tra le macerie: “v’è buona creta qua e là ed è piacevole modellare. Piacciono le crete eseguite e chiedono essi, oggetti di ogni tematica, creta cruda modellata”

Da quella terra cretacea nascono anche i pastori di un grande presepe che costruisce nella chiesa di Warthenau, in Polonia. Purtroppo, di quel presepe, non abbiamo alcun disegno, se non la sua descrizione molto accurata.

Poi in Polonia, prigioniero aggregato alla terza armata russa fino al ‘45 quando, alle porte di Berlino, ancorché finisce il nazismo, lungo l’Oder, ad Oderin Halbe, vive tutta la drammaticità di quegli accadimenti. Non solo, ma ancor dopo, in un territorio distrutto. Riprendiamo su questo argomento un cenno tratto dalla presentazione tenuta nel ‘93, alla prima edizione del volume:

“Mentre di solito gli altri libri di questo genere, finiscono con la liberazione, il libro di Incorpora prosegue con il dopo liberazione. Questo è sconvolgente non solo come lettura ma anche come testimonianza. Arrivano i russi e sembra che quasi non cambi nulla. Emerge una realtà di caos, di disordine e di bruttura che continua ad imporsi anche quando dovrebbe esser finito tutto.” [3]

Dal 30 aprile, infatti, giorno della morte di Hitler, ci sono ancora sette disegni che evidenziano l’ulteriore scherno del “dopo guerra”.

I disegni del volume illustrano ancora, oltre alla drammaticità del conflitto, oltre al senso espressivo che l’arte di Incorpora esalta, anche la testimonianza sociale, oggettiva, corale, non vissuta soltanto dall’artista. Riprendiamo anche qui un altro concetto espresso ancora da Mineo:

“C’è un soggetto che non racconta soltanto le sue vicende, ma attraverso di esse  le vicende di tutti coloro che hanno percorso lo stesso tragitto e vissuto la stessa esperienza; si pone quasi come un soggetto collettivo che registra per tutti. Sicchè le cose registrate, più che appartenere all’esperienza e al filtro memoriale di un singolo soggetto, sono le cose che tutti coloro che hanno vissuto quella esperienza, hanno potuto sperimentare ed indicare per cifre, per elementi essenziali e fondamentali.”

Infine, il disegno che evidenzia il lungo cammino “dell’internato 14484”, suo numero di matricola, è uno stralcio dalle pagine originali del suo dattiloscritto e manoscritto. Esso è quasi un ricordo-sintesi, riepilogo policromo di quel suo lustro da prigioniero, oppresso, tuttavia non sconfitto, anzi vincitore immerso, suo malgrado, in una folle avventura.

 

[1] Prof. Francesco Mandarano, vicepresidente di Milano-Monza e Brianza dell’Associazione Nazionale Divisione “Acqui” Seregno marzo 2021

[2] Dalla prefazione al volume di Elena Aga Rossi

[3] Prof. Nicolò Mineo, critico letterario, specializzato in filologia moderna presso la scuola normale di Pisa, già direttore del dipartimento di filologia moderna e preside della facoltà di lettere e filosofia dell’Università di Catania. Professore emerito dal 2010